Al centro della sala un pantagruelico tavolo bianco è apparecchiato con una selezione di libri per ragazzi che attraverso forme, tecniche e angolazioni sempre diverse, si rapportano alla tematica del cibo. Si passa dagli albi illustrati (ad esempio Succulentes sucreries, Pittau&Gervais, Gallimard Jeunesse Giboulées, Parigi, 2013) a ricettari provenienti da tutto il mondo (come Il mondo in cucina. Ricette di tutti i paesi, Terry Touff Cooper e Marilyn Ratner, ill. Tony Chen, Emme, Milano, 1977), a consigli su come coltivare un proprio piccolo orto (L’orto. Un giardino da gustare, Emanuela Bussolati, Slow Food, Bra, 2011), poi romanzi e racconti (Che pasticcio Clementina!, Lorenza Bernardi, ill. Sara Not, Edizioni EL, San Dorligo della Valle, 2013; Favole per bambini golosi, Gianni Rodari, ill. Mariachiara Di Giorgio, Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2013), libri dedicati all’origine e provenienza dei cibi (Cosa si può fare con le mele?, Karine Harel, ill. Didier Balicevic, Il Castello, Cornaredo, 2012) e ancora poesie e filastrocche, libri d’arte e libri gioco (come Food Play, Saxton Freymann e Joost Elffers, Chronicle Books, San Francisco, 2006 e Fast Food, Arthur A. Levine Books, New York, 2006).
Parliamo dello stile del disegno, della scelta dei colori (una bambina osserva intelligentemente: “In questa mostra è sempre primavera e estate!”), notiamo la morbidezza delle figure umane, i colori scelti per rappresentare i cibi. Quando si sono rapportati a tutti questi “segreti tecnici” arriva il momento in cui i ragazzi stessi si mettono all’opera e, con carta e fantasia, giornali e colori, disegnano, assemblano e decorano un piatto a loro scelta.
Aggiungo un aneddoto divertente: l’unica parete della sala non occupata dalle illustrazioni è una gigantesca lavagna. Durante l’inaugurazione della mostra Larissa Bertonasco ha disegnato su questa “parete-lavagna” alcuni cibi, invitando i bambini ad aggiungere i loro piatti preferiti usando i gessetti colorati, attività che li ha divertiti molto. Vedendo un ragazzino che non disegnava un cibo ma un bel faccione tondo e sorridente gli chiesto come mai “Beh… è la faccia del bambino che ha mangiato tutte queste cose buone ed ora è contento!”